top of page

Il fenomeno di The Summer I Turned Pretty: quando tutti i millennial sono tornati adolescenti.

  • Immagine del redattore: Noemi Bonacina
    Noemi Bonacina
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 8 min

Ovvero: come una serie teen su Amazon Prime ha fatto regredire un'intera generazione al livello emotivo di quando dovevamo scegliere tra Damon e Stefan Salvatore.


Le silhoutte dei tre protagonisti come nel poster ufficiale della terza stagione

C'è una cosa che accomuna tutti noi millennial: il fatto che, prima o poi, finiamo per cedere a quella serie TV che giuriamo di non guardare mai perché "non siamo più al liceo".

La prima volta che ho visto il rettangolo in Prime Video con i tre protagonisti di questa serie in una piscina, davanti ad una villa enorme, ricordo di aver pensato che la qualità delle serie televisive negli ultimi anni sta lasciando a desiderare. Eppure, eccomi qui, 26 anni suonati, a gridare "BACIALO STUPIDA!" allo schermo mentre Belly oscilla tra Conrad e Jeremiah come un pendolo emotivo in piena crisi esistenziale. Mi vergogno un po' ad ammetterlo? Sì, probabilmente sì, ma la verità è che, ogni tanto, questo tipo di serie tv, se presentano qualità di scrittura e attori convincenti, può essere un vero e proprio sfogo emotivo.


The Summer I Turned Pretty, tratta dai romanzi di Jenny Han, non doveva essere il nostro guilty pleasure. Doveva rimanere confinata negli algoritmi di TikTok e nelle playlist Spotify dei Gen Z. Invece, è riuscita nell'impresa più difficile: farci tornare indietro nel tempo, a quando le nostre preoccupazioni più grandi erano capire se Marissa Cooper sarebbe finalmente stata felice e se Blair Waldorf avrebbe scelto Chuck Bass.


Perché la verità è che: tutti noi vorremmo essere i protagonisti di questi teen drama!


Il Richiamo Irresistibile del Teen Drama


La formula è semplice come geniale: una protagonista che cresce, una casa al mare da sogno, due fratelli bellissimi e un triangolo amoroso che ti tiene incollato allo schermo. Niente di nuovo sotto il sole, direte voi. E avreste ragione. Ma è proprio questa familiarità che ci ha fatto cadere nella trappola.


Belly Conklin non è poi così diversa da tutte quelle protagoniste che abbiamo amato e odiato negli anni 2000. Come Elena Gilbert, come Serena van der Woodsen, come Marissa Cooper, è quella ragazza "normale" che improvvisamente si ritrova al centro dell'attenzione maschile, con tutto il carico di responsabilità e conseguenze che ne deriva.


Ma se da adolescenti tifavamo per queste eroine senza troppi filtri, da adulti le giudichiamo con la spietatezza di chi ha superato (teoricamente) quella fase della vita. Belly ci ha fatto innervosire con la sua indecisione, con i suoi atteggiamenti infantili, con quella tendenza all'egoismo che riconosciamo fin troppo bene nei nostri ricordi liceali. Eppure, non siamo riusciti a smettere di guardarla.


Il Fenomeno Conrad Fisher: Il Ritorno dello "Yearning"


E poi c'è lui: Conrad Fisher. Il brooding bad boy che ha riportato sullo schermo quello che i social media chiamano "yearning". Quella capacità di amare con tutto se stesso, di soffrire in silenzio, di guardare la persona amata con occhi che parlano più di mille parole.

Non sarà il personaggio più complesso della storia delle serie TV, ma Conrad ha fatto qualcosa di rivoluzionario per i nostri standard moderni: ha mostrato vulnerabilità maschile senza vergogna. Ha pianto, ha sofferto, ha lottato con i suoi demoni interiori. E noi, cresciute a pane e Damon Salvatore, abbiamo ritrovato quel tipo di intensità emotiva che credevamo perduta per sempre nell'era delle dating app e dei "ghosting".


La vera magia di Conrad non sta nella sua perfezione, ma nei suoi difetti. È chiuso, a volte scontroso, porta il peso di segreti troppo grandi per la sua età. Ma quando guarda Belly, quando finalmente si permette di essere vulnerabile, riporta in vita quel genere di romance che ci aveva fatto innamorare delle storie d'amore complicate.


Il Cuore Nascosto della Serie: Il Rapporto tra i Fratelli Fisher


Ma se Conrad ha conquistato i cuori, è il rapporto tra lui e Jeremiah ad aver mostrato la vera profondità narrativa della serie. Troppo spesso i teen drama riducono i triangoli amorosi a una semplice competizione tra maschi alpha, dove i fratelli/amici/rivali sono solo funzioni narrative per creare conflitto. The Summer I Turned Pretty ha fatto qualcosa di diverso: ha costruito una relazione fraterna autentica, complessa, dolorosa.


Jeremiah non è mai stato solo "l'altro ragazzo". È il fratello minore che ha sempre vissuto nell'ombra, quello solare e apparentemente spensierato che nasconde la propria sofferenza dietro un sorriso. La serie ha mostrato con realismo brutale cosa significa crescere sentendosi sempre il secondo, vedere costantemente il padre preferire l'altro figlio, dover competere per l'attenzione e l'affetto in casa propria.


La dinamica tra Conrad e Jeremiah trascende la semplice rivalità amorosa per diventare un ritratto straziante di come i traumi familiari possano fratturare anche i legami più profondi. Conrad, costretto a portare il peso dei segreti di famiglia, si chiude e ferisce involontariamente il fratello che ama. Jeremiah, inconsapevole della verità, interpreta quel distacco come rifiuto e indifferenza.


È in questa relazione che la serie ha mostrato la sua maturità narrativa più autentica. Perché alla fine, il vero dramma non era chi avrebbe scelto Belly, ma se questi due ragazzi, cresciuti come migliori amici oltre che fratelli, sarebbero riusciti a superare il dolore che si erano inflitti a vicenda. E forse, è proprio questo il motivo per cui abbiamo continuato a guardare: non per il romance, ma per quella speranza che l'amore fraterno potesse vincere su tutto il resto.


No, va beh, non è del tutto vero. Ovviamente ho sofferto fino all'ultimo, urlando "Non te lo meriti", ogni volta che sullo schermo compariva il volto di Belly Conklin.

Però posso dire sinceramente che la scena che mi ha fatto maggiormente piangere è stata l'ultima conversazione tra Conrad e Jeremiah (sto cercando di non fare troppi spoiler, ma credetemi è difficile).


L'Effetto Nostalgia: Quando The OC Incontra il 2024


The Summer I Turned Pretty non ha inventato nulla di nuovo, e forse è proprio questo il suo punto di forza. Ha preso tutti gli elementi che hanno reso iconiche le serie teen dei primi anni 2000 e li ha confezionati per una nuova generazione, sapendo bene che noi millennial saremmo caduti nella trappola della nostalgia.


Le feste sulla spiaggia ci hanno riportato ai party di Newport Beach, i triangoli amorosi alle scelte impossibili di Mystic Falls, le dinamiche familiari complesse alle famiglie disfunzionali di Manhattan. Era come rivedere un film che amavi da bambino: diverso da come lo ricordavi, ma capace di risvegliare le stesse emozioni.


Il successo virale su TikTok non è stato casuale. La serie ha intercettato perfettamente quel bisogno generazionale di comfort food televisivo, di storie che ci permettessero di regredire emotivamente senza sensi di colpa. Perché, diciamocelo, dopo anni di serie complesse, dark e psicologicamente impegnative, c'era qualcosa di liberatorio nel tornare a preoccuparsi solo di chi avrebbe scelto Belly.


Il Prezzo della Nostalgia: Quando la Realtà Incontra l'Idealizzazione


Ma guardare The Summer I Turned Pretty da adulti significa anche fare i conti con la nostra evoluzione, e non è sempre un'esperienza piacevole. Quello che da adolescenti ci sembrava romantico, ora ci appare problematico sotto una lente diversa. Le dinamiche tossiche, gli atteggiamenti possessivi, l'incapacità di comunicare: tutto quello che romanticizzavamo nelle nostre serie del cuore ora lo riconosciamo per quello che è.


Belly ci ha fatto arrabbiare proprio perché ci ha ricordato chi eravamo a 17 anni: egocentrici, confusi, convinti che i nostri drammi fossero i più importanti del mondo. Ma la vera frustrazione nasce dal fatto che, pur riconoscendo questi pattern, non siamo riusciti a distaccarcene completamente. Ci siamo ritrovati a gridare contro lo schermo ogni volta che faceva una scelta stupida, proprio come facevano i nostri genitori quando noi prendevamo decisioni discutibili.

È il paradosso del guardare teen drama da adulti: da una parte abbiamo la consapevolezza critica per riconoscere le red flag e i comportamenti immaturi, dall'altra siamo emotivamente investiti nella storia proprio come lo eravamo a 16 anni. Questo doppio livello di fruizione crea una tensione costante che rende l'esperienza tanto frustrante quanto coinvolgente.


E poi c'è la questione generazionale. Vedere Belly gestire situazioni che noi abbiamo vissuto in un'era pre-social media, pre-dating app, pre-tutto quello che ha complicato le relazioni moderne, ci fa quasi invidia. I suoi problemi ci sembrano semplici, lineari, risolvibili con una conversazione onesta. Ma forse è proprio questa semplicità narrativa che cerchiamo: un mondo dove i sentimenti sono puri, dove l'amore è la priorità assoluta, dove le complicazioni sono romantiche invece che burocratiche.


La nostalgia, infatti, non è mai innocente. Ci fa idealizzare un passato che probabilmente non è mai esistito, almeno non nel modo in cui lo ricordiamo. The Summer I Turned Pretty ha funzionato proprio perché ci ha venduto la versione edulcorata e cinematografica di quello che volevamo fossero stati i nostri anni del liceo: più drammatici, più intensi, più significativi di quanto non fossero in realtà.


L'Ossessione Collettiva: Quando una Serie Diventa Fenomeno Culturale


Il vero successo de The Summer I Turned Pretty non sta nei numeri di visualizzazione, ma nell'aver creato una comunità. Team Conrad contro Team Jeremiah, analisi infinite su ogni sguardo, ogni gesto, ogni scelta. È tornata quella dimensione collettiva del fandom che avevamo perso nell'era del binge-watching solitario.


La serie ci ha ricordato cosa significava aspettare una settimana per un nuovo episodio, discutere le teorie con gli amici, rivivere ogni momento attraverso meme e video su TikTok. Ha ricreato quella magia comunitaria che rendeva speciali le serie TV dei nostri anni formativi.


Tre Stagioni di Alti e Bassi: Quando la Realtà della Produzione Incontra le Aspettative


Non tutto è stato perfetto, ovviamente. La terza stagione ha mostrato i limiti di una serie che ha dovuto allungare il brodo, dilazionando nel tempo eventi che nel libro occupavano poche pagine. Troppo tempo dedicato a trame secondarie, troppo poco alla storia d'amore principale che tutti aspettavamo.


Ma forse è proprio questo il punto: The Summer I Turned Pretty non doveva essere perfetta. Doveva solo farci sentire di nuovo sedicenni per qualche ora a settimana, e in questo è riuscita alla grande.


La Colonna Sonora: Quando la Musica Diventa Protagonista


Ma se vogliamo parlare di cosa ha reso davvero irresistibile The Summer I Turned Pretty, non possiamo ignorare uno degli elementi più riusciti della serie: la colonna sonora. Jenny Han e il team di produzione hanno dimostrato una maestria quasi chirurgica nel selezionare le canzoni giuste per i momenti giusti, trasformando ogni episodio in un'esperienza emotiva totale.


La serie ha incluso "plenty of Taylor Swift songs for moments between Belly and the boys as well as big scenes with other characters. A sad Phoebe Bridgers song or two is known to arrive later on in the season. Olivia Rodrigo, Billie Eilish, Fleetwood Mac and many many more feature in the soundtrack" creando un mix perfetto tra nostalgia e contemporaneità.


Taylor Swift, ovviamente, regna sovrana. Brani come "Cruel Summer" e "Lover" hanno accompagnato i momenti più leggeri della prima stagione, mentre "Last Kiss" e "Exile" hanno sottolineato i drammi più profondi. Ma è l'uso strategico di "Invisible String" che ha fatto impazzire i fan, diventando praticamente l'inno non ufficiale del Team Conrad.


La vera genialata è stata l'inserimento di classici intramontabili accanto agli hit contemporanei. "Songbird" dei Fleetwood Mac durante una scena particolarmente emotiva, "Wild Horses" dei Rolling Stones per accompagnare momenti di malinconia, "Landslide" sempre dei Fleetwood Mac per i flashback più struggenti. Ogni canzone sembrava scelta non solo per creare atmosfera, ma per parlare direttamente al nostro bagaglio emotivo di millennial cresciuti a colpi di MTV e iPod.


E poi ci sono state le scelte più audaci: Phoebe Bridgers con "Funeral" per i momenti più devastanti, Billie Eilish con "when the party's over" per accompagnare le rotture, Olivia Rodrigo con la sua "brutal" honesty adolescenziale. Ogni artista sembrava rispecchiare perfettamente lo stato d'animo dei personaggi, ma anche quello nostro davanti allo schermo.


La strategia musicale ha funzionato così bene che molti di noi hanno scoperto (o riscoperto) canzoni attraverso la serie, creando quella connessione immediata tra melodia e ricordo che solo i migliori teen drama sanno creare. Non è un caso che le playlist ufficiali della serie abbiano milioni di riproduzioni: Jenny Han non ha solo raccontato una storia, ha curato la colonna sonora della nostra nostalgia.


Riflessioni Finali: Il Potere Eterno del Teen Drama


Alla fine, The Summer I Turned Pretty ci ha insegnato qualcosa di importante: non importa quanto cresciamo, quanto diventiamo cinici o sofisticati nei nostri gusti televisivi. C'è sempre una parte di noi che ha bisogno di quell'innocenza narrativa, di quella purezza emotiva che solo le storie d'amore adolescenziali sanno dare.


La serie di Jenny Han ha dimostrato che i teen drama non sono solo per teenager. Sono per tutti noi che abbiamo bisogno di ricordare cosa significava amare con quell'intensità, soffrire per una scelta sentimentale, credere che l'amore fosse la cosa più importante del mondo.


E ora, mentre aspettiamo maggiori notizie sul film che è in produzione, non possiamo fare a meno di chiederci: saremo pronti a ricadere nella stessa trappola? La risposta, probabilmente, è sì.


Nel prossimo post analizzeremo nel dettaglio il controverso finale della terza stagione: scelte narrative discutibili, occasioni perse e perché Conrad meritava di meglio. Stay tuned, e che Team Conrad sia sempre con voi.

Commenti


bottom of page